DISTANZA. Mai come adesso questa parola regna forte, potente, indiscutibile! Aggiungerei un aggettivo per chiarire il forte significato che essa assume per me, soprattutto in questo momento: distanza FISICA. Questo concetto può rendere a mio avviso, meno drammatico e sconcertante il periodo che stiamo vivendo. Ogni mattina apro gli occhi e sento una sottile sensazione di…limite. E’come se i pensieri, mentre ragiono sul tempo quotidiano, si facciano in qualche modo più stretti e sento che questo ha inevitabilmente a che fare con il mio lavoro. Si, perché il mio lavoro è fatto principalmente di movimento, sguardi, vicinanze, contatti, abbracci. Il mio lavoro è fatto insieme. Insieme ai miei colleghi, alle famiglie, alle bambine e bambini, ragazze e ragazzi. Ecco allora che la parola “distanza” unita all’aggettivo “fisica” corre in aiuto: mi dico che adesso, in questo tempo, sto e stiamo vivendo solo una DISTANZA FISICA.
Ho cinquantasei anni e non sono una perfetta abitante del mondo digitale. Mi sono attrezzata con gli strumenti essenziali per svolgere il lavoro e gestire le mie relazioni familiari. Ma in questo momento, ho scoperto un grande senso di gratitudine per tutte le mie colleghe e i miei colleghi che si muovono in questo mondo con tanta capacità e disinvoltura. Infatti con il mio gruppo di lavoro del centro Sottosopra stiamo ragionando proprio su come oltrepassare la distanza fisica con le famiglie, bambini e ragazzi del centro, su come riprendere il filo interrotto con ogni singolo utente e/o ogni gruppo. Certo sarà un filo di contatto diverso. Sospenderemo gli sguardi ravvicinati, il mangiare insieme che non è solo mangiare, le mani che si toccano per sostenerci o per fare insieme, la possibilità di sentire i nostri odori e non solo, i nostri abbracci e tanto altro. Va bene. Andiamo oltre. Noi siamo bravi ad andare oltre! Certo sarà diverso, ma noi tanto siamo sempre e comunque “diversità”.
Nicoletta Barbaccia educatrice
Cooperativa Cipss