Geanina Chioralia – Andrà tutto bene, raccontiamo il nostro lavoro al tempo del coronavirus

Restiamo a casa

 

“Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi, alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell‘ ora aumenterà la mia felicità.
Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore
… Ci vogliono i riti”.

 

Ho voluto aprire con questo pezzo di dialogo tra la volpe e il Piccolo Principe tratto da una favola scritta durante l’inizio della Seconda Guerra Mondiale che ad oggi rimane molto attuale per sottolineare l’importanza delle relazioni. I riti, cioè gli appuntamenti fissi, sono quei momenti che riescono a mantenere vive le relazioni. Ai riti sono legati le emozioni di attesa, della felicità e della sorpresa che ogni giorno contribuiscono a rinnovare la nostra attenzione verso gli altri.

Facciamo un lavoro basato sulla relazione, i nostri utenti ci aspettano come sempre puntuali e la loro attesa non può essere ingannata. Quando ci prendiamo un impegno, il dovere diventa una responsabilità.

Quindi io non resto a casa! Oggi ho un motivo valido per uscire

l            Comprovate esigenze lavorative.

Ad oggi ho ancora attivi 3 interventi domiciliari con  utenti adulti che mi vedono impegnata in media per 3 ore al giorno.

PERCHE’ lo faccio?

Perché il nostro è un lavoro di cura e come tale non si puo’ fermare o rimandare.

Perché non è la forza della goccia che è in grado di scavare la pietra, ma la sua costanza.  Costanza e coerenza sono gli ingredienti del nostro lavoro.

Perché come si fa abbandonare rassicurazione e orientamento, cose che chiedono i nostri utenti e le rispettive famiglie, soprattutto in questo momento?’

Stiamo vivendo un momento pieno di confusione, anomalie, paure, allarmismi, contraddizioni, chiudiamo un po’ di qua, chiudiamo un pò di là e andiamo avanti per tentativi.

E questa normalità stravolta fa pensare molto: a quanto è importante la nostra salute, a quanto è importante contribuire nel tuo piccolo al benessere di chi ti circonda, al tuo agire quotidiano che oggi come mai richiede tanta forza e coraggio e soprattutto responsabilità.

In una societa’ e in un’epoca caratterizzate dalla produttività e dal consumismo, dalla quotidiana corsa contro il tempo, improvvisamente arriva un virus che  ci da lo stop, è come una sospensione del tempo, che, se pensiamo bene, ha pure qualcosa di positivo, (il buio e la luce sono facce della stessa medaglia!), in quanto offre possibilità di pausa, fermi, a casa, per giorni interi a riflettere sul tempo che a volte perdiamo e a volte abbonda e di cui abbiamo perso il valore, a riflettere sull’importanza delle relazioni e dei legami.

E allora dobbiamo trovare soluzioni alternative per riempire le nostre giornate, mentre noi educatori siamo chiamati a rimodulare i nostri interventi, reinventare la nostra operatività dando spazio alla nostra creatività.

Ma ci viene chiesto anche di stare attenti, di mantenere la distanza di sicurezza, cioè mettere al sicuro da lontano  e allora ogni volta dobbiamo cercare con fatica la “giusta distanza”.

E’ anche difficile più che mai  entrare in casa dei nostri utenti in questo momento delicato e lo dobbiamo fare in “punta di piedi“.

Con Debora l’intervento educativo, in parte, consiste nell’andare in palestra, quindi quando arrivo a casa sua, lei mi accoglie mettendosi le mani sulle spalle, gesto che fa per dirmi che dobbiamo andare in palestra. Lei non capisce perché la palestra è chiusa e quando le si spiega, diventa triste. Allora le faccio vedere un video sul gruppo whatsapp mandato dall’istruttrice con esercizi di allenamento da fare in casa, lei batte le mani ed è felice.

Quindi restiamo a casa, andiamo in giardino e iniziamo a fare gli esercizi proposti con un sottofondo musicale e dopo assaporiamo il calore del sole sul viso, sulle mani, attraverso i vestiti, chiudiamo gli occhi per percepire meglio ogni sensazione, il silenzio assoluto e lei sta bene cosi e sto bene anche io, è un regalo condiviso.

O ancora un altro giorno abbiamo fatto insieme un pezzo di  cotone disegnato e colorato con i colori dell’arcobaleno, con la scritta “Andrà tutto bene” e poi esposto sul terrazzo di casa. Una volta finito ci laviamo le mani o le disinfettiamo con l’amuchina, a lei sembra  tanto strano tutto questo, ma si diverte a farlo.

La criticità più rilevante quando lavoro con lei, ora,  è l’uso della  mascherina poiché, non avendo strumenti per comprendere la sua utilità, non l’accetta, forse la vede come barriera e allora proviamo a garantire la distanza, le spiego, niente baci e abbracci e lei sembra di capire. C’è un’ intesa tra di noi, sono 13 anni che ci conosciamo!

Con Monica invece la parte più difficile è proprio restare a casa, luogo in cui non si sente tranquilla, dove non si sente accolta e compresa dai famigliari. Vuole andare in giro, a trovare le amiche, a prendere un gelato, a fare una passeggiata, rivuole a tutti costi la sua libertà .

Con calma le  spiego che dobbiamo restare a casa, che l’unico modo per uscirne è la responsabilità condivisa.

Monica ha bisogno di essere ascoltata, di essere rassicurata e di canalizzare la sua energia in qualcosa che la gratifichi.

Quindi scopriamo insieme che a casa si può cogliere il piacere della piccole cose e di cercare se stessi, si può ascoltare la musica, chattare con gli amici o scrivere!  Siccome a lei piace molto scrivere e condividere le ho suggerito di annotare i suoi pensieri di questi giorni difficili e perché no di inventare una poesia, il titolo l’ho fornito io “Primavera” e lei ha aggiunto “2020” che poi potrà condividere con i suoi amici sui social.

Mi mostra un post su facebook: una commerciante di Amelia ha un’ idea, quella di fare un’istallazione con dei quadrati in lana o cotone a ferri o ad uncinetto da lavorare con qualsiasi colore o punto che poi lei assemblerà e una volta finito questo brutto momento esporrà sulle mura poligonali con la scritta “Questo è il mio sogno”,

Lei mi dice che vorrebbe contribuire perché ha un grande senso di appartenenza alla comunità di cui fa parte, quindi mi presento a casa sua armata di ferri e lana e le insegno a  fare la maglia. Cosi lei scopre un altro suo talento nascosto ed è soddisfatta.

Nei giorni scorsi abbiamo fatto tante mascherine con la carta da forno, che potrà usare quando uscirà a fare la spesa.

Infine  con lei ci si ragiona insieme su quello che sta succedendo, su cosa si può fare e cosa non si può fare, del nostro contributo importante nel rispettare le regole per vincere anche questa sfida. Monica con la sua genuinità si esprime: “E’ come un gioco da giocare tutti insieme. Altrimenti rischi di rovinare tutto!“

Tanto tempo speso per parlare e ancora parlare per tranquillizzarla e, tornata a casa, magari ti ritrovi un suo sms “HO Tantissima paura che dura tutta la vita”.

Ma questo è normale, non mi sconvolge, altrimenti se no ci fosse una come lei, la si dovrebbe inventare!

 

Geanina Chioralia

 

Educatrice Cooperativa  sociale Cipss Narni Scalo (TR)

 

IL PEZZO DELLA SETTIMANA. Caro Socio/a (e anche caro/a Dipendente), invia (se vuoi) la tua proposta.
Se è buona (!) la trovi qui il prossimo lunedì.
(!) Le tesi sulla soggettività del gusto musicale sono tutte valide e trovano  ampio diritto di cittadinanza nelle “soundtrack” dei supermercati.

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Credits (Ph)

Ringraziamo Yan Krukau, Diigital Buggu, Marta Wave, Akil Mazumder, Zamazan Ataş, Japheth Mast, Keenan Constance, Charles Parker, Sharefaith, Cliff Booth, Brett Sayles, Pixabay, Kat Smith, Cameron Casey per la gentile concessione del materiale fotografico utilizzato per illustrare progetti e aree di intervento.

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