La dimissione da programmi a forte contenimento, come quelli residenziali delle comunità terapeutiche, costituisce una fase molto delicata di ricostruzione di sé in cui il Cohousing può rappresentare un’ esperienza significativa e qualificata di accompagnamento al reinserimento territoriale e alla riacquisizione di un’ autonomia possibile, in accordo con le risorse, sia individuali che di contesto, delle persone.
L’INTERVENTO COME RISPOSTA ALLA CRITICITÀ DEL DOPO-COMUNITÀ E COME SUPPORTO ALLA RETE DEI SERVIZI
L’ipotesi di intervento nasce dalla constatazione dell’alta recidiva che caratterizza il disturbo da dipendenza patologica: anche dopo diversi e validi programmi residenziali, il ritorno sul territorio rappresenta infatti, per le persone in uscita da contesti a forte protezione come quelli delle comunità residenziali, un momento di forte esposizione a situazioni cd. trigger, che offrono un elevato rischio di ricaduta rispetto all’utilizzo di sostanze o alla reiterazione di comportamenti problematici. Il progetto vuole fornire una risposta possibile al problema, realizzando degli “interventi ponte” in grado di sostenere la persona nella fase di svincolo dalla comunità: l’esperienza di cohousing proposta comprende un supporto specialistico in grado di accompagnare le persone nella fase di “ricostruzione di sé”, al di fuori dei circuiti della dipendenza e verso la riacquisizione di un’autonomia possibile, nel rispetto delle risorse e dei limiti delle persone. Questa proposta vuole pertanto collegarsi, In una logica di co-progettazione del welfare locale, all’azione dei Servizi Specialistici territoriali nella costruzione di risposte efficaci ai bisogni emergenti in ambito di dipendenze patologiche.
ULTERIORI RACCORDI DI RETE, METODOLOGIA E VERIFICA
Un ulteriore raccordo in una logica di integrazione con i Servizi Territoriali riguarda la metodologia di intervento adottata dal progetto, che fa riferimento all’approccio terapeutico-riabilitativo formulato dall’OMS e dal modello bio-psico-sociale. In quest’ottica il focus di ogni programma terapeutico-riabilitativo deve tendere al miglioramento della qualità della vita della persona, alla possibilità di svolgere attività positive per sé e all’integrazione nei propri contesti di vita (familiari, sociali, lavorati-vi), promuovendo un’attiva partecipazione delle persone al proprio percorso di cura, al fine di ridurre le disabilità psicosociali conseguenti all’abuso di sostanze. Le interazioni tra la persona ed i suoi contesti di vita non sono infatti, secondo questo approccio, fenomeni periferici rispetto del percorso di autonomia, ma fattori sostanziali rispetto agli esiti dell’intervento. L’adozione di questa metodologia permette non solo di connettersi ad un ecosistema culturale di buone prassi di intervento, ma anche di accedere ad uno set di strumenti di monitoraggio e verifica dell’intervento (l’ICF-recovery, promos-so dalla Regione Umbria come strumento evidence-based). Lo strumento consente di condividere con i Servizi invianti un profilo di funzionamento della persona ed individua risorse e aree di criticità, consentendo, in maniera informatizzata, di confrontare valutazioni successive nel tempo e ricavando una grafica in cui vengono evidenziate aree di miglioramento e/o peggioramento e la rete di sostegno costruita attraverso le azioni del progetto individualizzato.
TRE DIMENSIONI OPERATIVE
L’intervento è declinato operativamente con riferimento a tre dimensioni interconnesse che riguardano la persona: il contesto abitativo, la capacità di autonomia, la gestione e prevenzione delle ricadute.
- Dimensione abitativa: il Co-abitare. L’unità di convivenza come dimensione che ci connette al “qui ed ora” della quotidianità, ai gesti concreti della cura, dandoci l’opportunità di costruire nuove prospettive di sé, a partire da un sentimento di contenimento e sicurezza.
- Dimensione educativa: supporto all’autonomia. La riacquisizione di competenze e abilità interpersonali e sociali è un riferimento sostanziale utile allo sviluppo di un progetto di sé, di crescita e integrazione nel proprio territorio. Gli interventi sono strutturati a partire dai bisogni e dalle risorse degli utenti con l’obiettivo di ampliare l’indice di inclusione e sostegno sociale considerati, dalla letteratura scientifica, fattori protettivi rispetto ai rischi di ricaduta.
- Dimensione terapeutica: supporto psicologico. Come evidenziato dal tipo di criticità da cui ha preso le mosse l’idea progettuale, questo tipo di supporto, sia in modalità individuale che di gruppo, garantisce alle persone accolte di poter proseguire nel proprio percorso di emancipazione dal comportamento di dipendenza patologica, ad integrazione del lavoro dei Servizi territoriali. Gli interventi sono orientati prevalentemente alla prevenzione delle ricadute e, in un’ottica sistemica, al lavoro con la rete familiare e/o amicale delle persone.